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Oltre le sbarre, il fratello: fratellanza e misericordia come fondamento di un nuovo paradigma


E’ stato un appuntamento molto partecipato, l’evento che abbiamo organizzato come Centro Culturale “A Passo d’Uomo” per ricordare il secondo anniversario dalla scomparsa di Don Ennio Asinari fondatore della nostra cooperativa, sia per il numero dei partecipanti ma anche per l’intensità e potenza dei temi trattati che hanno coinvolto nel profondo dell’animo i convenuti.


Adaprire il pomeriggio passato insieme è stata la celebrazione della Messa in chiesa a Buzzoletto presieduta da Don Umberto Zanaboni e Don Bruno Bignami che hanno concentrato l’attenzione dei fedeli sul tema della Trasfigurazione oggetto del Vangelo domenicale.

Particolarmente toccanti le preghiere dei fedeli che hanno sottolineato sia la significativa testimonianza lasciata da Don Ennio incentrata sulla promozione umana, ma anche il valore della condivisione e compartecipazione che deve spingerci a passare da semplici spettatori nella comunità, in persone attive e responsabili pronte a dire sempre “Sì, ci sono!” quando è necessaria la nostra

presenza e il nostro servizio.


Durante la seconda parte dell’iniziativa che si è tenuta nella sala multifunzione della cooperativa sociale Palm W. & P. grazie alla generosa ospitalità di Primo Barzoni, i due relatori sono stati accolti da un folto pubblico che ha dimostrato un caloroso interesse. Ci si è completamente immersi nel mondo e nell’atmosfera delle carceri partendo con una breve introduzione del presidente del Centro Culturale Luigi Gardini il quale sfornato gli ultimi dati che descrivono la

invivibilità delle prigioni italiane dovuta al pressochè generale sovraffollamento, l’altissima percentuale di suicidi, i tempi troppo lunghi di custodia cautelare, gli ambienti degradanti scarsamente manutenuti, tutti indici di condizioni inammissibili che portano a considerare le carceri come discariche sociali.


Sono poi intervenuti i curatori del libro oggetto della conferenza OLTRE LE SBARRE IL FRATELLO – il carcere e la giustizia tratto da scritti e testimonianze di Don Primo Mazzolari: Don Bruno Bignami ha rincarato la dose sulle situazioni indecenti delle carceri riportando la sua esperienza vissuta raccontando aneddoti agghiaccianti nelle prigioni romane dove opera come assistente spirituale.

Ha poi insistito sulla necessità di porre più attenzione verso il mondo carcerario in relazione al giubileo che stiamo vivendo e che, come il Papa ha sottolineato ci pone ad avere atteggiamenti di clemenza verso chi ha subito una condanna detentiva.

Ha poi posto l’attenzione sugli scritti di Mazzolari riportati nel libro

contestualizzandoli e specificando che egli è stato arrestato per ben due volte durante il regime fascista, come pure Gesù Cristo è stato arrestato ingiustamente anche se spesso ce ne dimentichiamo, per cui il sacerdote di Bozzolo e Cicognara non si esprime in maniera teorica, ma a ragion veduta e vissuta sulla propria pelle, altro tema fondamentale del libro è l’attenzione che don Primo ebbe sempre verso i carcerati sia prima della Liberazione del ‘45 in quanto vittime delle barbarie del totalitarismo nazi-fascista, sia dopo, quando ad essere imprigionati

erano i carnefici precedenti, di cui pure lui è stato succube, ora timorosi di vendette per regolamenti di conti.

Quindi è emersa la grande misericordia di questo prete di campagna che fa emergere i valori del cristianesimo, non inclini alla violenza come rappresaglia, ma alla riconciliazione, argomento ripreso poi da Don Umberto Zanaboni che ha spiegato la cura pastorale di Don Mazzolari per gli ultimi e i perseguitati a causa della giustizia, partendo dalle parole del Vangelo di Matteo 25 “ero prigioniero e mi avete visitato” in cui il Signore si fa così umano da accettare anche l’infamia del carcere. Partendo da questa riflessione si comprende chi è il condannato che espia una pena, passando poi alla testimonianza di San Francesco che

va incontro al lupo, non lo giudica, ma gli parla per intendersi.

Altro esempio che emerge nel testo è la figura del figliol prodigo che il Padre misericordioso accoglie a braccia aperte senza misurare gli sbagli da lui compiuti, così anche noi dobbiamo considerare gli errori dei fratelli con indulgenza, favorendone il ravvedimento e il reinserimento nella comunità, concetto precursore della giustizia riparativa.


Don Umberto ha ripercorso le varie iniziative di Don Mazzolari, nel suo tempo, per dare conforto e speranza ai carcerati soprattutto durante la Missione di Milano tra i

prigionieri di san Vittore, ma anche la sua premurosa vicinanza, nel Cremonese durante gli anni Cinquanta, in occasione della inaugurazione di una struttura della Diocesi per il reinserimento dei carcerati, ribadendo che ancora oggi la chiesa locale deve raccogliere questi esempi per investire risorse per l’accoglienza ed il recupero di chi esce dal carcere e purtroppo normalmente viene discriminato ed etichettato.


Ciò che è rimasto impresso nelle coscienze di chi ha ascoltato e che poi è intervenuto per riflessioni e chiarimenti, alla fine di questo incontro, è che occorre cambiare paradigma passando da noi e loro, galantuomini e ladri, incensurati e condannati ad un clima di fraternità e di accoglienza reciproca in quanto tutti abbiamo bisogno di misericordia e redenzione.



 
 
 

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